La Parigi Roubaix di Valerio

PARIGI ROUBAIX 2024

Premessa

Il tutto nasce nella serata del 20 ottobre 2023, quando ricevo una telefonata da un amico, che mi dice: “Ho comprato una Gravel, so che tu già ce l’hai, l’anno prossimo andiamo a fare la Parigi Roubaix, ovviamente con le Gravel?”

La mia risposta è stata: “Mi piacerebbe farla, poiché è l’unica Classica Monumento, che mi manca.”

Qualche settimana dopo, tramite il Tour Operator Bike Division, ci iscriviamo. Il programma prevede tre percorsi: 1 percorso lungo di km. 170 con 29 tratti di pavé,per un totale di km. 55,700 1 percorso medio di km. 147 con 19 tratti di pavè per un totale di km.33,100 ed infine 1 percorso corto di km. 70 con 8 tratti di pavé per un totale di km. 9,800, Optiamo per il percorso medio, soprattutto per la comodità: infatti prevede la partenza e l’arrivo dal Velodromo di Roubaix. Invece il lungo prevede un accompagnamento in navetta alla sede di partenza di Busigny alle ore 4,00 del mattino.

Partiamo giovedì 4 aprile alle h. 6,30 e dopo circa 4 ore d’auto, arriviamo al confine tra Svizzera e Francia, alle h. 12,00 siamo a Strasburgo…proseguiamo ed alle 14,45 siamo in Lussemburgo. Rifornimento, pranzo (panini) ed alle 15,15 siamo in Belgio, si prosegue ed alle 17,50 siamo di nuovo in Francia, alle 18,20 arriviamo in Hotel a Marqu en Baroeil (che dista circa 8 km. dal velodromo).

Venerdì mattina visitiamo la vicina Lille, mentre alle 14,30 è prevista una ricognizione sul percorso degli ultimi 5 tratti di pavé. Si arriva appunto al quintultimo tratto “Campin en Pèvelè” un tratto a 4 stelle di km. 1,800 e tutti rimaniamo di stucco. L’inizio è a dir poco traumatico: il pavé è sconnesso in maniera impressionate, con l’andare dei metri il pavé migliora, ma è sempre difficile rimanere in equilibro al centro della carreggiata a “schiena di mulo”, ma comunque si arriva in fondo.

Si prosegue al quartultimo tratto finale: il famoso “Carrefour de l’Arbre” un 5 stelle di km. 2,100. Uno dei 3 tratti a 5 stelle oltre alla “Foresta di Aremberg” lunga km. 2,300 ed al “Mons-en-Pevelè” di km. 3,00. Percorso il Carrefour de l’Arbre ci si ferma, tutti ci guardiamo in faccia ed il pensiero dominante è: quel che dicono della Parigi-Roubaix è tutto vero!

Della ricognizione rimangono altri 3 tratti: sono meno impegnativi dei precedenti, ma non hanno comunque niente a che vedere con i pavé italiani.

Arriva il giorno della Parigi-Roubaix, sveglia alle h. 5,50, colazione alle h.6,30, trasferimento dall’Hotel al Velodromo alle h. 7,00.

Partenze scaglionate a gruppi di 50/60 persone, pertanto la nostra partenza ufficiale è alle h. 8,20.

Dopo circa 2 ore di pedalata controvento, ed avere percorso poco più di km. 60, si arriva al primo tratto di pavé dei 19 da percorrersi: la mitica “Foresta di Aremberg”.

I primi 50/80 mt.  sono i peggiori, tutto il tratto è in leggera discesa, il primo pensiero è quello di mantenere l’equilibrio, il secondo è : ma come fanno i Professionisti adI affrontarlo a 60/70 km. orari? Pazzesco. Comunque si porta a conclusione il tratto di Foresta senza nessun problema né fisico né tecnico. Dopo circa 1,00 km. c’è il gazebo del Tour Operator, al quale ci siamo appoggiati. Ci fermiamo, ci approvvigioniamo con qualcosa di solido e ci rimettiamo in sella. Ad uno ad uno, transitiamo nei vari settori di pavé che, dal 18esimo al 13esimo tratto, sono sempre difficoltà 3 o 4 stelle. Si arriva al 10 tratto di pavé mancante all’arrivo. E’ un altro segmento a 5 stelle ed è il più lungo: Mons-en-Pevele di 3 km. A dire il vero, non l’abbiamo trovato impegnativo come gli altri 5 stelle (forse è un 5 stelle solo per la lunghezza).

Dal nono al sesto tratto, sono tutti di difficoltà minore ed infatti si fanno in relativa tranquillità (si fa per dire, gli occhi devi sempre tenerli aperti). Dal quinto tratto di pavé in poi, avendoli percorsi in ricognizione il giorno precedente, sapevamo già cosa ci aspettava e sapevamo che, una volta passati il “Camplin-en-Pevele” ed il “Carrefour de l’Arbre”, saremmo arrivati indenni alla fine della manifestazione.

Gli ultimi 2 tratti di pavé sono meno impegnativi, per la precisione l’ultimo tratto è all’interno dell’abitato di Roubaix, dove comincia ad esserci il pubblico festante (non che mancasse per tutto il resto del percorso). In quel momento ti senti un leone, cominci a realizzare di aver portato a termine una buona cosa, ma ti manca ancora l’entrata al Velodromo, che hai visto tante volte in televisione, ma non conosci ancora l’emozione che proverai. Si entra al Velodromo, contrariamente a quanto fanno i Professionisti, si gira a sinistra in senso orario e lo si percorre per mezzo giro, sino al traguardo. Il pubblico applaude, rumoreggia e festeggia qualsiasi atleta di qualunque nazionalità e questo è quel che conta ed il bello del ciclismo.

Cosa dire, non ci sono parole, dovrei essere contento ……. ma in fondo in fondo, qualcosa mi turba.

Il pensiero va a quel ragazzo che, con una protesi alla gamba sinistra, che nel settimo tratto di pavé mancante al traguardo, era a bordo strada a riparare la ruota per una foratura ed io, preso dall’eccitazione, non mi sono nemmeno fermato a dargli almeno una mano.

Poi però penso: una persona con una volontà così ferrea e così motivato ad una impresa del genere, forse, non avrebbe nemmeno accettato il mio aiuto, e come si suol dire in questi frangenti, “the show must go on”.

Il giorno dopo, domenica, c’è la gara dei professionisti.

Si decide di andarli a vedere all’imbocco della Foresta di Aremberg

per poi fiondarsi al Velodromo, non appena visti transitare i primi concorrenti.

Così è stato. Nonostante la nuova chicane, studiata per fare rallentare l’entrata dei corridori, rimane impressionante la velocità dei battistrada di come affrontano il pavé.

Cosi come rimane altresì impressionante, l’atmosfera che si respira dentro e fuori dal Velodromo.

Si assistono agli ultimi km della gara attraverso un maxi schermo allestito all’interno della pista, mentre un occhio è in alto per scrutare l’elicottero delle riprese televisive internazionali, che sempre più si avvicinava all’ingresso del Velodromo, per poi esplodere in un boato non appena MvdP fa il suo ingresso in pista e taglia il traguardo.

Entusiasmante, non ci sono parole!!!

Si ritorna in albergo dove si cena, ci scambiano i pareri e non si sprecano gli elogi a tutta l’organizzazione.

Poi tutti a nanna… stanchi, ma c’è ancora tempo …… per sognare e fantasticare.

Lunedì mattina la sveglia è alle h.6,00, caricate le biciclette in auto e fatta la colazione, si  parte destinazione casa alle h. 7,30 dove la raggiungiamo verso le h.20,00. 

Stanchi il giusto, ma letteralmente inebriati e appagati da questa esperienza, da questa manifestazione, che non a caso, si è guadagnata i gradi di una “Classica Monumento” o se preferite, come la chiamano i Francesi “l’Enfer du Nord”.

Valerio Ottolina

3 Risposte a “La Parigi Roubaix di Valerio”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.